Un’altra occasione

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Formazione: non rendiamo i fondi persi

Nei fondi più significativi stanziati dal PNRR e da altri fondi, vi sono quelli per la Formazione. Si parla infatti di svariati miliardi di Euro, destinati da un lato alla riqualificazione delle competenze per affrontare le grandi sfide della transizione ecologica e di quella digitale destinati agli adulti e da un altro lato all’approfondimento di quelle che sono le competenze tecniche e professionali per i giovani. Da molti anni infatti si assiste ad un dibattito purtroppo al- cune volte sterile, sulla scomparsa di una formazione di “Qua- lità” nella preparazione delle giovani generazioni, dovuto ad una molteplicità di fattori: la mancanza di investimenti in attrezzature e strutture scolastiche, il disallineamento tra quanto offerto nell’offerta formativa e quanto invece richiesto dal mercato.

A questo contribuisce, ha contribuito, anche alcune tra- smissioni sui media, che insistono su modelli “modaioli” pieni di cantanti, “tronisti”, veline, mini soubrette, e così via, senza ricordare il motto della canzone “uno su mille ce la fa” di Gianni Morandi. Allo stesso tempo, ad es.si sfruttano le immagini di cuochi, super chef che rappresentano carriere sfavillanti, quelle si degne di essere vissute, mentre il mercato richiede “camerie- ri di sala”. Il modello “supercompetitivo” si è trasferito dall’A- zienda alla scuola, senza una adeguata mediazione culturale, proprio, nel momento in cui tra le competenze più richieste vi sono oggi le soft-skill: l’insieme di empatia, capacità di ascolto, di rispetto, e di relazione umane (anche ll Prof. Pissarides, pre- mio Nobel per l’economia, sottolinea il valore delle soft skil- ls nel garantire opportunità di carriera durature. Settori incen- trati su competenze di comunicazione ed empatia, potrebbero resistere all’automatizzazione, offrendo un futuro sicuro per i professionisti dotati di queste abilità). Quelle che un tempo ve- nivano insegnate in famiglia, in parrocchia, al limite anche nel vissuto di una comunità politica (malgrado e nonostante i drammi causati dal terrorismo). Ma oltre a questo, vi sono an- che altri motivi: la distrazione e a volte la demotivazione di do- centi e personale scolastico, che se da un lato si lamentano di esser pagati al di sotto dei livelli europei, da un altro considera- no l’impegno scolastico un ripiego o un momento a cui assicu- rare il minio dei propri interessi e preoccupazioni, approfittando di una normativa sulle assenze e permessi, fin troppo dalle ma- glie larghe, con la (quasi ) assenza di controlli. Un quadro a sé deve essere riservato ai tentativi di incana- lare professionalità obsolete verso nuove offerte di lavoro. Il programma Gol, ad es. è un’azione di riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia (Missione 5, Componente 1) per riqualificare i servizi di politica attiva del la- voro. Dispone di risorse pari a 4,4 miliardi di euro e l’obbietti- vo (molto ambizioso?) è quello di coinvolgere entro il 2025 3 milioni di beneficiari, di cui 800.000 in attività formative, 300.000 delle quali relative alle competenze digitali. Gol è attuato dalle Regioni e Province autonome sulla base dei Piani regionali (Par) approvati da ANPAl (Agenzia Nazio- nale delle Politiche Attive del Lavoro, per info vai su https://www.anpal.gov.it/programma-gol) A parte la infrastruttura amministrativa e le azioni progetta- te ed attuate , sia per il coordinamento, l’amministrazione e la consuntivazione, il vero motore di questo progetto , è costituito anche qui dai docenti, che sono spesso consulenti, professionisti con alle spalle una lunga carriera professionale o, in alterna- tiva, giovani che possono già vantare un significativo curriculum oltreché nella docenza di materie professionale anche in qualche esperienza pratica effettuata presso contesti industriali o di servizi. Da dati disponibili si legge solamente della “presa in carico” di 1,9 milioni di aspiranti lavoratori, dei quali “più della metà dei quali sono stati inseriti nel percorso 1 per il rein- serimento lavorativo. Il resto si distribuisce tra il percorso 2 di upskilling (25,5%) e il percorso 3 di reskilling (19,8%), mentre è pari al 3,5% la quota di persone indirizzate al percor- so 4 di lavoro e inclusione. Sicuramente è uno sforzo notevole di cui va dato atto alle strutture centrali e regionali del Ministero del Lavoro Nulla però si dice dei risultati in termini di occupazione e lavoro (e, si au- spica, in considerazione dell’ingente somma di denaro pubblica impegnata, che sia un “buon lavoro”). Da qualche informazione tuttavia abbiamo ricavato che da parte di alcuni centri professionali c’è un “gioco al ribasso” del- la quota oraria promessa ai docenti.

Si parla di 25 se non addi- rittura 20 euro lorde per ciascuna ora di lezione erogata, laddo- ve solo per la preparazione, per una popolazione da tempo lon- tana dalla formazione, sono necessarie 1 a volte anche 1,5 ora per ciascuna ora di lezione. I docenti, insieme alla capacità di sa- per gestire le attrezzature faranno la differenza. Invitiamo perciò gli Enti Regionali e Centrali di essere molto attenti ed esercitare la propria funzione di controllo e vigilanza.