Arzano. Mimmo Maraolo racconta il suo passato da calciatore

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“Arzano è un po’nel mio destino. Da calciatore ci ho vissuto i tre anni più belli della mia carriera. Ad Arzano mio padre aveva una fabbrica, e per ovvi motivi da ragazzino ci venivo spesso. Soprattutto è di Arzano la donna della mia vita, mia moglie Patrizia. E poi sono anni che vivo ad Arzano. Anche se sono nato a Napoli, a Posillipo per la precisione, mi sento un arzanese doc”.

Testi e musica di Domenico Maraolo. Un giocatore che ad Arzano nessuno ha mai dimenticato, un terzino fluidificante come si diceva una volta. Partiva da sinistra ed era una vera ira di Dio. Faceva parte anche lui della covata che nel 1978 venne al seguito di Franco Villa. Bello, alto, biondo, sembrava destinato a fare una grande carriera. Proveniva dal settore giovanile del Napoli, allenato da Riccardo De Lella. Ed il mister della formazione allievi del Napoli stravedeva per lui.

Ma non sempre chi ha grandi qualità fisiche e tecniche sfonda veramente nel mondo del calcio. La carriera dipende anche dalla “testa” dei calciatori. Oltre che dalla fortuna. Maraolo era un promettente giocatore degli allievi del Napoli. Ma invece di stringere i denti preferì tornare a casa, nella sua Posillipo. Prima nella squadra juniores, poi nel campionato di Promozione. L’allenatore a quei tempi era Paesano. La svolta sembrò averla subito dopo. Siamo nel 1978, Franco Villa lo volle all’Arzenese. Ad Arzano vinse lo storico campionato, nel 1980. Fu un’autentica cavalcata. Subito dopo vinse un altro campionato di promozione, ad Afragola dove lo aveva fortemente voluto il direttore sportivo Nicola Pannone. All’epoca non c’era il torneo di Eccellenza. Vincere il campionato di Promozione portava alla  promozione in serie D. Di Maraolo si parlava un gran bene. Ha partecipato per 4 volte al torneo Barassi con la rappresentativa campana. Per lui si schiusero anche le porte della nazionale dilettanti. “Una grandissima soddisfazione- ammicca ancora oggi. Fu un’esperienza straordinaria insieme al mio fraterno amico Michele Massaro”.

Ma per chi all’epoca si sentiva posillipino doc la tentazione di giocare sotto casa era fortissima. Dopo aver lasciato il settore giovanile del Napoli, stavolta lasciò  la serie D per giocare in Prima Categoria. “Riuscimmo a vincere il campionato, fu bellissimo”. Ma poi le cose finirono lì. Un furibondo litigio con il tecnico Sommella ed a 25 anni Maraolo dice addio al calcio. Giovanissimo, con una grande carriera davanti.

Oggi a 65 anni magari non avrebbe fatto più quell’errore. Ma si sa, i giovani imparano sbagliando… Magari oggi ripensando a quei giorni non avrebbe fatto per due volte l’errore di lasciare prima il Napoli, poi la serie D per giocare sotto casa. Per fare carriera nel calcio bisogna rinunciare a qualcosa. Quello che ancora oggi non è pentito di aver fatto è di aver lasciato il calcio dopo il litigio con tecnico. Non lo nomina nemmeno. “Ho smesso di giocare giovane grazie alla scorrettezza di un allenatore di cui non faccio nome”. Si vede però che a distanza di anni non è pentito, ma… .