LA CRISI DELL’EDUCAZIONE: LE NUOVE FRONTIERE DELL’INSEGNAMENTO.

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(Giusy Cirillo) Ogni anno il 5 ottobre, dal 1994 così come istituito dall’UNESCO, si celebra la giornata mondiale dell’Insegnante per sottolineare il prezioso e insostituibile contributo che Questi dà nel soddisfare le esigenze degli alunni anche quelli più speciali, nel suscitare l’interesse e la meraviglia dell’apprendere e, non ultimo, nell’allargare gli orizzonti conoscitivi delle loro menti assorbenti. Oggi, anche in seguito all’avvento sempre più incisivo, pervasivo della tecnologia nel mondo della scuola, sta mutando la concezione che per secoli l’ha caratterizzato, quale fonte di sapere, maestro-modello di e per la vita dei suoi cari discenti. A differenza dell’Italia, dove nei suoi confronti assistiamo negli ultimi anni al non rispetto, ad una retribuzione non adeguata agli standard europei, aggressioni continue da parte di allievi e loro genitori, circostanze che non aiutano a instaurare e migliorare il rapporto docente-discente, in Giappone, Paese molto avanzato in senso tecnologico e soprattutto dell’Istruzione, un simile giorno non serve, in quanto l’intera società gli riconosce grande rispetto quotidiano, essendo questa una delle professioni più impegnative per il difficile e rigoroso percorso da seguire per realizzarlo e soprattutto dove l’etica e il rispetto occupano un posto fondamentale. Così avanzato da creare robot insegnanti, infatti, Hiroshi Kobayashi, ricercatore dell’Università di Scienze di Tokyo, dedito agli studi per lo sviluppo di robot “umani” crea nel 2004 Saya, un modello di robot receptionist, in grado di imitare il comportamento di una donna umana, di esprimere varie espressioni facciali, di sostenere una conversazione base da help desk con l’ausilio di un vocabolario di 300 parole e 700 frasi. Poi, la ragazza-androide viene riprogrammata e sale in cattedra. La sua prima lezione in una vera classe elementare, “assumendo” un comportamento professionale dietro la cattedra, facendo appello, assegnando compiti, facendo lezioni interattive grazie anche alla conoscenza di tante lingue. Tutto ciò rappresenta per i piccoli alunni, ancora inconsapevoli della rivoluzione in atto, una nuova forma di insegnamento, che permetterà di riconsiderare e vivere in modo nuovo il proprio maestro, ma al contempo offre loro potenzialità e possibilità inimmaginabili fino a pochi anni prima. Sorge una domanda, questo sofisticato “ammasso di fili, ferro e circuiti” cosa rappresenterà per la scuola di domani: una minaccia o una promessa? Certo, la tecnologia avanza in modo rapido e impressionante, ma sarà davvero complicato cercare di riprodurre il calore umano e il senso di cura che l’individuo ha saputo magistralmente creare, vivere, tramandare nei secoli. (Fonte RAI SCUOLA)