I CANTI DANZANTI DELLE ANIME

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(Giusy Cirillo) Considerato da Cheryl Strayed «Il romanzo più bello dell’anno», dal Premio Oscar Reese Whiterspoon «Una storia potente, con personaggi che vi accompagneranno per molto tempo», paragonato al libro di Khaled Hosseini “Mille splenditi soli”, il romanzo, intenso, emozionante, di Thrity Umrigar, giornalista, critica, scrittrice indiana-americana, pluripremiata autrice di bestseller, è intitolato Honor, in italiano Il canto dei cuori ribelli, tradotto in dodici lingue e celebra con forza l’esistenza nelle sue infinite possibilità di viverle. La sua attenzione, che guiderà anche il lettore più attento, è posta su uno dei temi centrali del libro, il valore immenso dell’amicizia, che si nutre di reciprocità, di generosità, di spirito di iniziativa e permette di rendere saldo il rapporto che si può instaurare in molteplici modalità tra due persone affini, che riescono così a trovare la forza per lottare per i propri diritti e la propria dignità. Il contesto in cui scorrono, si incontrano e si intrecciano, le esperienze delle due donne protagoniste, diversamente coraggiose, Meena e Smita, è rappresentato dall’India, Paese tanto complesso e variegato, quanto contraddittorio e arretrato per molti aspetti, che evoca, al contempo, attraverso la sua straordinaria policromia con scenari unici e stupendi, da un lato, le profonde differenze umane e sociali, dall’altro, una forte capacità di resilienza. Esso rappresenta un territorio che la Umrigar ci aiuta a guardare da una particolare prospettiva, certamente più contemporanea, pur non dimenticando le millenarie tradizioni anche retrograde di questa Terra, spesso poco rispettose delle donne.
Questo libro, elogiato anche per l’intensità emotiva che suscita, affronta temi sociali importanti e attuali come ad esempio, le differenze religiose, di classe, di tradizioni, che sfociano in lotte, violenze e discriminazioni verso i più deboli della scala sociale quali, i bambini e le donne, ma sottolinea anche la volontà di riscatto di alcuni personaggi, utilizzata come una “luce guida” per affrancarsi da queste realtà negative e diventare poi protagonisti attivi delle proprie aspirazioni, dinamiche e modelli della modernità.
Le due protagoniste sono donne che vivono sofferenze tacite, ingiuste, che vogliono dimenticare o nascondere. Meena è una giovane donna che subisce una brutale aggressione, in quanto sfigurata, da parte dei fratelli e da vari membri del proprio villaggio solo perché ha dimostrato coraggio per aver voluto sposare un uomo di altra confessione religiosa. Una storia di cronaca che Smita, giornalista americana, dovrà raccontare, per incarico, accettato con riluttanza, da parte del giornale per cui lavora, perciò, dovrà recarsi a Mumbai, India, questa sua terra natale per cercare informazioni. Ciò le dà l’occasione per ricordare quando a quattordici anni era dovuta venire con la famiglia qui per sfuggire a circostanze drammatiche, giurando a se stessa che non vi avrebbe fatto più ritorno. Nel suo cercare notizie trova Mohan, un uomo che si propone di aiutarla nelle diverse vicende anche pericolose che si avvicendano nel corso della storia. Si tratta di un viaggio di ritorno alle proprie radici con ricordi anche negativi, che le fa prendere coscienza che, pur riscontrando diverse innovazioni di questa Terra, alcune convinzioni radicate in questa società non sono ancora tanto mutate. Un vero percorso compiuto dal suo intimo sentire, che mentre combatte per dimostrare l’ingiustizia imposta a Meena da una società attanagliata da pregiudizi e silenzi, vive una riflessione “rivelatrice” sull’entità e la verità nelle sue relazioni vissute. Arriva a far sua l’idea che, possedere una congrua capacità di discernere, rispettare, sostenere, condividere le esigenze dell’altro permette di vivere appieno anche le proprie, quando queste però ci sono e sono reali, donando libertà di espressione, vera ricchezza per il dispiegarsi del pensiero e il volere costruire un amore armonico in tutte le sue forme.(Foto Fonte Feltrinelli).