Casoria, Libera- Mente: La conoscenza come strumento di liberazione.

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Queste le parole con le quali le visionarie menti degli ideatori del progetto Libera-Mente, Venticinque libri alla libertà, esordiscono ed invitano i partecipanti al primo incontro, tenutosi in data 26 aprile presso la Biblioteca di Casoria in occasione dell’Anniversario della Liberazione italiana, a partecipare attivamente ad un progetto immersivo all’insegna della libera espressione.
All’ingresso dell’aula, tramutatasi in un santuario eretto in onore dell’arte, l’immagine rappresentativa del tempio di Apollo a Delphi è contrassegnata dal monito Nosce te ipsum (Conosci te stesso) che evoca la necessità di riconnettersi con la propria essenza, riconoscendone i limiti e le potenzialità attraverso l’investigazione. L’arte ha da sempre rappresentato uno strumento investigativo che si cela dietro l’espressione artistica, il prodotto dell’ebrezza dell’artista congiuntamente all’estatico rapimento dell’osservatore è ciò che testimonia la similarità del loro essere, cosicché la parvenza artistica non rappresenti altro che una spettacolarizzazione della natura.
Il percorso iniziatico comincia con la lettura di Luigi Animali, presidente della Proloco, dell’incipit del programma:
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La prima opera affrontata è la Relazione di Herbert Marcuse, filosofo e sociologo tedesco noto per le sue critiche alla società industriale, fortemente repressiva ed ostacolante la libera creatività dell’individuo:
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La parola è, in seguito, passata al musicologo Motta che ha spiegato che la musicologia è una scienza che si occupa di investigare, conoscere e catalogare tutto quello che concerne la musica classica, la quale poi si articola in diverse branche, tra cui l’etnomusicologia che si occupa di catalogare e distinguere le melodie appartenenti ad usi e costumi di diverse culture. A tal proposito, infatti, egli ha deciso di allietare i presenti suonando una melodia tribale tramite l’utilizzo di uno strumento originario dell’Africa occidentale chiamato djembè. Ad alternare le melodie cantate e suonate sono state le brevi scenette parodistiche recitate da una coppia di attori nelle vesti di Penelope ed Ulisse.
A conclusione dell’evento i partecipanti sono stati invitati ad osservare una narrazione illustrata del mito della caverna di Platone, commentata dal professore di filosofia Roberto De Angioletti come l’allegoria che meglio riesce a restituire il suo significato originario al concetto di conoscenza inteso come strumento di liberazione. Soltanto attraverso il patimento, lo sforzo vitalistico del sofferente afflitto dalle catene della superstizione e delle credenze comuni, è possibile ottenere una conoscenza veritiera della realtà circostante: La conoscenza rende liberi, la conoscenza spalanca le porte alla libera-azione.

Di Alessandra Capasso.