C’era una volta la festa del lavoro. Il primo maggio tutti in piazza, a festeggiare una cosa che sembrava assodata. L’Italia è una Repubblica basata sul lavoro, il lavoro è un diritto (ed un dovere) per tutti ii cittadini. Poi nel corso degli anni la festa è diventata “del lavoro nero”. Ed andava ancora abbastanza bene. L’Italia era nel frattempo diventata una “Repubblica basata sulla burocrazia”. Fare impresa era diventato un’impresa, scusate il gioco di parole. Ma tutto sommato andava ancora bene. Tutti avevano la possibilità di lavorare in maniera onesta. E tutto sommato era difficile prendersela anche con quegli imprenditori che non contrattualizzano tutti. Il fisco in Italia, a voler essere rispettosi alla lettera della legge, è un qualcosa che ti asfissia. Oggi il primo maggio si può etichettare “La Festa del lavoro che non c’è”.
Oggi si parla di “reddito per le persone che non c’è la fanno ” e di cassa integrazione. Almeno per i più fortunati. Perché sono in tanti che non hanno alcuna entrata “ufficiale”. Ed anche il “lavoro nero” è sempre meno presente. La pandemia in questo senso ha rappresentato un passaggio fondamentale. Pur non condividendo il lavoro nero , bisogna fare un’analisi. Per mesi sono stati chiusi negozi, bar, ristoranti. Erano questi i serbatoi di lavoro “nero” ma onesto. Ma quante famiglie si mantenevano grazie a commesse, camerieri, baristi che portavano a casa soldi, sia pure senza una busta paga? Per mesi nulla di nulla. Neanche la cassa integrazione, ovviamente: quella spetta solo a chi è inquadrato regolarmente.
Ha senso ancora una festa del lavoro oggi? Verrebbe da dire “no, non ha senso festeggiare chi non c’è più”. Invece non è così. Oggi più che mai ha senso. Oggi più che mai serve la presenza fisica in strada del sindacato. Serve per far sentire la propria voce. Oggi il ruolo del sindacato cambia. Non nell’essenza: era e resta un organismo a tutela del lavoratore. Ma se prima si trattava solo di essere la controparte al “padrone” per garantire i diritti del lavoratore, oggi serve molto di più. Oggi bisogna farsi parte diligente, insieme agli imprenditori, per creare lavoro.
Bisogna essere dalla parte del lavoro, prima ancora che dei lavoratori. Senza lavoro non ci sono i lavoratori. Anche in questo caso scusate il gioco di parole, ma serve a rendere l’idea. Il sindacato prima ancora di pensare a tutelare i suoi iscritti, deve farsi parte diligente, mettere in piazza la sua forza, insieme e non contro gli imprenditori.
Serve una profonda revisione dell’approccio al problema. Facendo i conti con quella che è la situazione attuale. Oggi nella zona a nord di Napoli, ma il discorso è generale, non ha senso per un imprenditore investire. Mancano le condizioni elementari. Mancano per dirne una le infrastrutture. Mancano i collegamenti veloci con il resto dell’Italia, e di conseguenza anche dell’Europa. In più c’è la concorrenza sleale di Paesi, anche della Comunità Europea che hanno fiscalità diverse.
Infrastrutture, ma anche intelligenza negli investimenti. La Campania ha due grandissime risorse, che sono un’eccellenza mondiale, e sono per altro non delocalizzabili. Turismo e agricoltura. Abbiamo bellezze paesagistiche e un patrimonio culturale unico al mondo. Bisogna ripartire da qui.
Il primo maggio del 2025, dopo 4 anni del post covid, deve rappresentare una svolta. Ed il sindacato con la sua forza, che arriva dai numeri nonché dalla sua stessa storia, ha il dovere di porsi a capo di questa rivoluzione. Altrimenti il futuro sarà sempre più nero. Il futuro è internet. La nuova generazione ormai compra su Amazon, non va nei negozi. Il futuro è il lavoro a distanza, basta con mega uffici, con costi inutile ed insopportabili. Abbiamo fatto solo alcuni esempi. Se il sindacato fa una lotta di bandiera, ad esempio a difesa dei “buoni pasto” che si vorrebbe andassero anche a chi lavora in smart working è una battaglia di retroguardia. La battaglia da fare è quella di portare in tutta Italia una “rete” ad altissima velocità. E’ solo un esempio, ma rende l’idea.
In ogni caso “buon primo maggio a tutti”.
Primo maggio in Italia e nel mondo: come si celebra la festa dei lavoratori negli altri Paesi
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